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Centro di Sperimentazione Teatrale

Contenuti teorici e metateatrali

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AI - TEATRO

LA LINGUA / DIE SPRACHE

Verso un futuro multingue del teatro pusterese ed altoatesino.
2024-2026
Programma congiunto di
Teatro Italiano dell'Alto Adige
Stadttheater Bruneck


HUSSERL E IL RICORDO
Teatro e fenomenologia.

@Alex Cantarelli 2024

Il riconoscere negli altri una sensazione o meglio il prodotto di una sensazione, il suo racconto, la manifestazione, avviene solo se la sensazione la si riconosce in se stessi. Il confine tra psicologia e teoria della mente sta proprio nel ammettere psicologicamente, la capacità del Sé di trasferire un contenuto psichico ingombrante e lesivo, trovando per esso una forma accettabile per l’altra persona tanto da poterlo trasferire e perdere. Ma lo si perde totalmente ? O non rimane forse una traccia  che consiste nell’esperienza sensibile ed intenzionale di aver “ceduto” un contenuto scomodo ad altri? La colpa dell’attribuire ad altri qualcosa di nostro che non desideriamo? 
In generale una larga parte della nostra ricerca dovrebbe essere dedicata al rapporto tra il pensiero di Husserl e la psicologia. Se Husserl possa, a partire dal suo sistema, concepire qualcosa come “la noia”, “la scomodità”, “la rimozione”.  [...]


AI - TEATRO

@Alex Cantarelli 2024

CST ovvero Centro di Sperimentazione Teatrale, da me creato qui a Burneck, si integrerà con un nuovo progetto, AI-Teatro, che utilizzerà contemporaneamente una narratività naturale ed una artificiale. I due ultimi lavori ”Parmenide” ed “Il combattimento” saranno in scena il prossimo anno, dopo un accurato studio della funzionalità di tale sistema di costruzione del testo. [...]

TEATRO E VERITÀ

Indagini e contributi.

Gennaio 2025
Teatro di Brunico

La Sibilla e il senso di colpa.
Alex Cantarelli dir.
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Teatro di Brunico

Non-A = A
L’alternativa delle due affermazioni non riguarda ovviamente aggettivi o sostantivi ma esclusivamente l’operatore logico sintattico “non”. L’oracolo (“ibis redibis non morieris in bello”) è quindi una sorta di trascrizione del principio di identità e pone in crisi il principio di non contraddizione. Nei fatti l’oracolo pone sullo stesso piano un concetto e il suo opposto negativo.
Interessante è il distacco dalla realtà che manifesta l’oracolo, offrendo una visione futura incerta, non per l’incertezza di ogni futuro ma per il fatto di emettere un giudizio logico completamente disgiunto dalla realtà ma in ogni caso vero. È in questione quindi l’infallibilità dell’oracolo più che la verità del giudizio. Che contemplando entrambi i poli dell’affermazione in modo ambiguo, cattura, per così dire, tutte le possibilità logiche di un’affermazione.
In psicologia, la negazione, potremmo dire, interviene in ogni processo ed in ogni descrizione psicanalitica di sintomi o sindromi. “La negazione” (die Verneinung) è anche il titolo di un breve ed intenso saggio di Freud del 1925 nel quale si espone in maniera lapidaria quanto la volontà inconscia del paziente possa mutare la logicità di un’affermazione. In ogni manifestazione maniaco-depressiva il paziente mostra segni di forte incertezza rispetto alla positività o alla negatività di talune circostanze o giudizi. Nei disturbi di spettro bipolare il paziente mostra un’estrema facilità ad invertire il valore logico delle proprie affermazioni. E così via. È curioso come spesso il maniaco depressivo accusi altre persone della propria condizione che invece egli ritiene normalissima. Anche qui si tratta di un’inversione dei poli negativo e positivo considerando, in modo maniacale, la propria sanità mentale come alternativa all’insanità del giudicante o dello psicologo. Nel senso di colpa inconscio, il paziente costruisce nella sua mente un grave torto da lui perpetrato, pur di riequilibrare i segni positivi in negativo attraverso una punizione conseguente al torto, torto che ovviamente non ha mai commesso. Il senso di colpa, poi, è un veicolo per trasformare l’orientamento logico di un’affermazione in modo da renderla unica e differente rispetto alle affermazioni di altri soggetti: ad esempio è tipica l’affermazione di negazione assoluta di aver compiuto un gesto o un atto. In questo senso colui che subisce il senso di colpa negativizza la realtà fino a giungere alla negazione assoluta dell’accadimento e della propria colpa. In ogni caso, pur sembrando differenti, gli scopi del senso di colpa sono sempre gli stessi: negare la realtà, trasferirla su altri, attraverso la capacità psicologica del paziente di potersi convincere fermamente del contrario di qualsiasi dato reale.
Simile è il processo di ridimensionamento delle responsabilità: un paziente che ha compiuto un grave atto tende, a volte, a ridimensionare la portata di tale atto per renderla accettabile dal punto di vista interrelazionale. Il senso di colpa rimane così nascosto nel profondo dell’inconscio senza trovare una via di uscita, causando effetti molto peggiori rispetto a quelli temuti dal paziente che nega. Costante della psicanalisi freudiana è quella di considerare l’inconscio non evoluto né mostrato come una fonte assai probabile di genesi di disagio psichico.
Il comportamento negazionista del paziente spesso assume le forme del “non potrei mai aver compiuto quest’azione” che presuppone una auto considerazione elevata, che nasconde, anche qui polarizzando, una profonda debolezza psichica ed una psiche completamente alla mercè dell’inconscio. Il paziente si considera cioè troppo morale per poter dire o pensare determinati contenuti immorali. Una seconda considerazione che fluttua tra l’ambito psichico e quello puramente logico è che l’essere umano si trova continuamente in condizioni in cui la realtà dei fatti può essere messa da parte: perché molto più determinante per il giudizio di un tale fatto o accadimento è la possibilità dell’essere umano di concepire, resistere e contemplare la colpa. Se tale resistenza non c’è, il paziente, o l’essere umano in genere, si trova ineluttabilmente nel territorio della menzogna, che non va considerata in senso morale ma in senso logico. Un’affermazione che contempla o non contempla la verità dei fatti, polarizzandosi nel suo opposto. Si potrebbe ipotizzare anche che il principio di non contraddizione, così antico e così determinante della storia del pensiero, possa avere avuto la sua genesi proprio nella constatazione della possibile coesistenza di un fatto e del proprio opposto; di un’affermazione e della propria negazione e che la scelta fra un polo logico e il suo opposto non venga da una considerazione di tipo logico bensì da una procedura di trasformazione di contenuti inconsci: riuscita o fallita.


Operatori logico sintattici e l’ambito mediano di verità.
(1° parte)
Alex Cantarelli dir.
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Teatro di Brunico

I principi della logica aristotelica, messi spesso in discussione senza successo, rappresentano un momento dell’evoluzione delle capacità intellettuali dell’essere umano, potremmo anche dire della sua psiche. Identità, non contraddizione, terzo escluso. Principi che non possono non essere alla base di qualsiasi giudizio e che incontrano la vita reale e psichica di fatto impedendo qualsiasi possibilità di annullamento o sospensione. Per Aristotele della sezione 9 di "Περι`ερμηνει ́ας" il tempo entra nella definizione logica degli eventi con la famosa questione della battaglia navale: due eventi possono logicamente coesistere benché opposti se e solo se esiste fra di loro una differenza temporale. Ma in un tempo piatto e in un punto di questo tempo, valgono assolutamente delle regole senza le quali non solo sbaglieremmo per così dire, ma non potremmo neanche pensare. Per questo i principi della logica sono uno step evolutivo più che una conquista scientifica: sono il segnale che l’essere umano non solo ragiona ma fa valere questa sua ragione attraverso principi incontrovertibili. In ultimo, dà a questi principi un valore nella discussione e quindi permette alla civiltà di elaborare, ad esempio, un corpus di leggi.
Quando affermiamo, giudichiamo, neghiamo noi facciamo appello ad una sorta di ambiente logico polarizzato nel quale esistono o coesistono un’affermazione e il proprio contrario. ma entrambe le proposizioni non possono essere coesistenti. Il fattore temporale è fondamentale: “io non ero qui ma ora lo sono” o affermazioni simili non violano alcuna legge dell’intelletto o principio della logica. Il tempo ci corre in soccorso e ci permette, a mo’ del concetto platonico di differenza relativa, di sviluppare un testo, un’idea, un racconto senza incorrere in contraddizioni. Il racconto particolarmente, è una successione di affermazioni e giudizi che coesistono senza violare alcun principio, proprio perché il tempo consente, per così dire, questa successione senza contraddizioni.
Va detto che nella vita concreta l’essere umano si sporge spesso oltre il confine di questo recinto di A e non A. Nel racconto stesso ci si esprime in giudizi non definitivi, incerti e si adoperano spesso grafie o elementi sintattici che ammorbidiscono il valore assoluto positivo o negativo di un’affermazione. la lingua, la lingua molto evoluta, ad opera costantemente operatori logici e sintattici che ci permettono di entrare in una sorta di terzo settore che vorrei definire come “ambito mediano della verità". In tale ambito l’affermazione e la sua negazione parzialmente coincidono, coesistono senza alcuno scandalo logico. Pensiamo all’esempio del termine “forse” o all’uso frequentissimo del condizionale. La sintassi, il racconto stesso si sviluppano non sempre attraverso affermazioni o negazioni assolute ma utilizzano espressioni che hanno un potentissimo valore logico, che ci permette di non interrompere il racconto davanti ad affermazioni dubbie. Esiste un ambito mediano una sorta di regno di mezzo nel quale le affermazioni e le negazioni non creano intersezioni illogiche e nel quale molti operatori sintattici concorrono a permetterci di comprendere un racconto altrimenti relegato all’interruzione e alla non comprensione.
Ma cosa accade quando la narrazione si muove sul filo della verità? La domanda andrebbe probabilmente invertita, ovvero: il concepire un racconto, una narrazione che superi di fatto stringenti opposizioni logiche, è un ulteriore passo in avanti qualitativo nell’azione e nella narrazione umana.

ALEX CANTARELLI
Direttore/Direktor

TEATRO ITALIANO DELL'ALTO ADIGE
Ass. Brunico Teatro Contemporaneo

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